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lunedì 6 giugno 2011

La formula vincente di DISTRETTO DI POLIZIA


Ci siamo già occupati sommariamente dello schema narrativo del telefilm. Uno schema strutturato su più livelli, che ingloba diversi generi e che anche tecnicamente prevede riprese differenti nel muovere la macchina da presa.
E’ ora di analizzare la cosa nel dettaglio.
L’intuizione geniale di Distretto di Polizia è quella di aver inserito all’interno della serie la “linea orizzontale”, ossia la lunga indagine che si conclude nell’ultima serata, e che solitamente vede coinvolti in prima persona o gli agenti del distretto, o loro diretti familiari e amici stretti.
E all’interno della quale è probabile che, o come imput iniziale, o come evento spartiacque, vi sia la morte di qualche protagonista.

Altra grande innovazione è stata quella di aver inserito ampie finestre sulla vita privata dei protagonisti. Pertanto, i personaggi ci risultano maggiormente umani e vicini, con le loro crisi coniugali, le litigi per chi deve usare il bagno, la crescita dei figli… insomma, la quotidianità.

Oltre a questi elementi, Distretto prevede che ci si occupi praticamente in ogni episodio di un “caso di puntata”, una piccola indagine tra il giallo e il nero da risolversi nell’arco dei 45/50 minuti.
Più raramente, il caso giallo si dipana per due episodi di seguito.
Inoltre, specie nelle stagioni centrali, era in uso affiancare al caso principale quello più blando, più comico, che non prevedesse rapine, omicidi, ostaggi, rapimenti e sangue, ma che puntava invece tutto più su piccole truffe, denunce, liti, tradimenti.

Se nella prima stagione il tutto non era ancora ben definito (il nemico era la mafia siciliana in generale, senza alcun esponente di spicco; i casi di puntata coinvolgevano tutti gli agenti, non per forza relegando Vittoria, Giuseppe, Ugo e Antonio al lavoro d’ufficio; il gran finale con la scoperta del traditore avviene nel penultimo episodio, mentre l’ultimo ha solo la conclusione ideale della faccenda), dal secondo capitolo le cose cominciano a farsi più nette: un antagonista principale ben delineato e la sua fine nell’ultimo episodio –che diventa privo dell’indagine di puntata per essere dedicato tutto esclusivamente al finale- ).

Di solito, come già detto, la lunga indagine parte per un evento che coinvolge direttamente il distretto.
Questo può essere successo nel passato remoto (la morte del marito della Scalise; la morte dei genitori di Giulia; il conto in sospeso tra Ardenzi e Carrano) o recente (la morte di Angela nella st. 2, che sembrava accidentale e invece vi era dietro un vero e proprio delitto; Fontana che protegge Nina; la riapertura del caso Paolo Libero), o che succede all’interno della stagione stessa (Tonnara che vuole vendicare il figlio; Germana che viene coinvolta in un intrigo; Irene che viene sparata; il conflitto a fuoco davanti al commissariato dove perde la vita Carlo).

Come si può notare, spesso l’incipit è molto forte e prevede quasi sempre un evento tragico in partenza, che coinvolge personaggi attuali. Questo tranne che nelle stagioni 1, 2, 4, 6, 7.
Infatti, quando l’inizio non colpisce negativamente nessun personaggio attuale, il colpo di scena viene inserito durante lo svolgersi della serie:  Nina Moretti perde la vita nella st.1, Angela nella 2, Paolo nella 4, Mauro nella 6, Nina Neri nella 7.
Non tutte le stagioni finora prodotte contengono un colpo di scena “sanguinoso”. I capitoli 3, 5, 9 e 10 non vedono morire infatti nessuno dei “buoni”, che siano poliziotti o loro familiari. Però la tensione è garantita ugualmente da eventi tristi che coinvolgono sempre i personaggi che lo spettatore ama: nella terza stagione una bomba al distretto ferisce degli agenti; nella quinta Mauro viene arrestato ingiustamente, così come la Corsi nella dieci; nella nove Anna è in costante pericolo a causa della sua missione da infiltrata.
Inoltre, da notare come nelle ultime due stagioni finora andate in onda, la 9 e la 10, anche uno dei cattivi di serie, il cui ruolo è “non troppo cattivo” oppure ambiguamente de core, o ancora pentito in corso, viene eliminato sul finale: sostanzialmente si tratta di personaggi forti, con una trama paritaria a quella dei protagonisti, e personalità a cui ti affezioni.
Probabilmente la bellezza a la complessità di personaggi come Dorian (st. 9) e Remo (st. 10) deriva dal successo raggiunto dai nemici della st. 8, i fratelli Flaviano.

Non è escluso che all’interno delle 12 o 13 serate possa comparire una sorta di sub-trama, una piccola ulteriore linea gialla che dura per pochi episodi e che coinvolge più direttamente altri personaggi che sono invece marginali nell’indagine principale della stagione: Angela e la questione del professor Monti nella st. 2; Anna e la doppia vita di Giorgio nella 7; il serial killer su cui indaga Barbara nella 10.
Nel primo caso è da segnalare che tale piccola storia ha fatto da apripista al vero e proprio giallo orizzontale della stagione successiva.

Chiudiamo parlando di finali. Distretto ha sempre avuto dei finali conclusivi per la storia trattata in quella determinata stagione (non c’è mai stato il rischio, finora, di arrivare alla fine e vedere che la cattura del nemico è rimandata a settembre), finali spesso celebrativi e che lasciano in sospeso solo piccoli dettagli quotidiani tanto per riprenderli con naturalezza in seguito.
Si vedano infatti la conclusione di Distretto 1, con l’inizio della storia d’amore tra Giovanna e Walter e il ricordo dell’anno trascorso; quello di Distretto 2, con la nascita del figlio del commissario; quello di Distretto 3, col matrimonio di Mauro; quello di Distretto 5, col matrimonio di Ugo; Distretto 6 con l’inaugurazione dell’aula dedicata a Belli; la stagione 7 con la riunione in ospedale da Vittoria; Distretto 8 con la partenza di Alessandro; la stagione 9 con l’addio di Anna e Lorenzo; la dieci con l’addio di Giulia.
In un paio di casi il finale è stato lasciato aperto, anche se con l'occhio verso storie diverse rispetto a quelle concluse: in Distretto 4 per esempio Roberto pare essere nei guai, e deve subire un processo; in Distretto 6 si lascia invece intendere che Mauro possa essere vivo.
Da notare che in entrambi i casi le vicende non sono continuate come sembrava dovevano essere, o non sono continuate ancora.
Nella stagione 5 appuriamo con una mezza frase che Roberto è stato assolto,  mentre di Mauro per ora ancora non v’è traccia, come tutti sappiamo.
Nonostante dal 2006 si rincorrano voci su voci, amici che sanno, amiche che han saputo, signori che han visto: Mauro non è mai tornato al X° Tuscolano, e anche quando la notizia del “non ci sarà” è ufficializzata dalla Taodue, le voci su di lui nascono sempre.
Evidentemente, come la linea gialla, come i casi A, quelli B e la vita privata, anche le voci sul ritorno di Mauro sono ormai una costante nello schema di Distretto di Polizia.

Moz-

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