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mercoledì 6 maggio 2015

SQUADRA MOBILE - una analisi oggettiva


Con la terza serata, andata in onda lo scorso lunedì, Squadra Mobile è entrata nel vivo.
I personaggi hanno terminato la loro fase di rodaggio, la serie anche, e il telespettatore ora ha capito cosa ha di fronte.
Perché, all'inizio, non era così scontato da comprendere.

Undici stagioni di Distretto di Polizia sono un'eredità con cui fare i conti, e anche se Squadra Mobile si presentava di fatto come un serial totalmente diverso, è pur sempre uno spin-off della serie-madre.

Aggiungiamoci che Squadra Mobile non nasce come derivato di Distretto, pur avendo da subito l'impronta del ritorno a quel genere, dopo serie sempre più fumettistiche come Squadra Antimafia.
Ma queste anime, costrette a convivere assieme, hanno reso Squadra Mobile una sorta di ibrido, una serie che ha sì una identità vitale ma che è ancora sulla strada per afferrarla completamente.

Si diceva che Squadra Mobile avrebbe parlato più del privato dei poliziotti che del giallo in sé. Se da un lato è vero che i casi di puntata tornano a raccontare anche la vita degli agenti (ora in modo brillante, ora tragico, ora sentimentale...) sembra mancare del tutto la dimensione rilassata e familiare di una casa. Il racconto si svolge quasi tutto in Questura, che diventa il locus principale, un "appartamento" dove consumare ogni tipo di storia. Ma, per adesso, la struttura non riesce a essere avvolgente, tranquilla e sicura come gli interni del X° Tuscolano. Forse qualche scena domestica in più sarebbe opportuna, per il futuro (ad esempio, la convivenza tra Sandro, Giacomo e Niccolò potrebbe restituire un po' dei toni della commedia).
In sostanza, eliminare qualche caso di puntata (ce ne sono diversi, ma per fortuna tutti semplici senza inutili giri...) e donare qualche scena casalinga non sarebbe male.



Sul lato tecnico, la regia si presenta moderna e nevrotica, sottolinea bene l'impossibilità di rilassarsi. E' quindi, una cosa voluta.
Purtroppo ci sono stati diversi errori, fino a ora: la prima serata è stata in gran parte ridoppiata; nella terza ci sono stati sbagli di montaggio (la scena dell'uccisione di Bradic ripetuta due volte) e anche uno di "distrazione" (Ardenzi legge il referto della scientifica e ripensa alla frase di Bradic... che non poteva aver sentito, perché il criminale l'aveva pronunciata solo in presenza di Sabatini).

Ecco, a volte sembra approssimativo, quasi tirato via. Come se ci fosse stato poco tempo per montare e rifinire tutto.
Questo si nota anche sul livello narrativo, dove spesso regna una sorta di confusione tra i piani d'azione e temporali.
La produzione non ha cercato consulenze dalla Polizia, e forse si vede: in alcuni casi ci sono errori grossolani (Riccardo che arresta da solo i due ladruncoli mentre Valeria si ricompone in auto), altre volte si hanno le classiche forzature.


Finiamo parlando di Distretto.
Specie nella prima serata, i rimandi sono stati diversi (e vorrei vedere...), ma se da un lato si son premurati di riconsegnarci un Ardenzi filologico (seppur spostato di cinque anni nel futuro, si veda l'età di Mauretta), dall'altro sono state commesse leggerezze che hanno reso il tutto un po' inverosimile.
Parlo ad esempio di Parmesan, che scopre solo dopo due anni come Roberto, suo collega storico, sia tornato a Roma. Quando il giorno prima è finito sui giornali. Quando, nell'ambiente, certe cose si vengono comunque a sapere.

E se ci può anche stare che a Mauretta prenda solo adesso la curiosità su come sia morta la mamma, mi domando... perché non rendere più verosimile questa cosa dandole la giusta età (l'attrice ha interpretato una liceale in una fiction appena andata in onda...), che tanto gli scleri da adolescente li sta facendo anche se vive da sola per frequentare l'università? Cosa cambiava? Nulla: bastava mandarla in un liceo privato dove si studia anche psicologia.


Altra cosa, penso all'attore scelto per interpretare Giorgio Oliviero, padre di Marcello. Si tratta di Augusto Zucchi, che noi abbiamo conosciuto in Distretto 1 e 2 nel ruolo del procuratore Di Francesco.
Bene. Se l'attore doveva essere proprio quello, perché non fare in modo che Marcello fosse figlio di Di Francesco? Che Ardenzi aveva conosciuto e con cui aveva collaborato, quindi la trama non sarebbe stata alterata in alcun modo.
Ma forse, come sempre, a questi dettagli ci badiamo solo noi fans...

Per fortuna Squadra Mobile è comunque intrigante, magari anche per questo suo essere una sorta di ibrido. Sperando che possa diventare sempre più una identità conclamata.

Moz-

6 commenti:

  1. Perfetta analisi concordo su tutto....

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  2. Concordo anch'io,la serie però è piacevole,non noiosa ed è tutta da seguire.Comunque,a mio avviso, la prossima puntata è quella decisiva in merito agli ascolti,e che determinerà la produzione della seconda serie.

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    1. Può darsi, si... e se una seconda stagione non ci sarà, sarebbe ora che riesumassero per filo e per segno il Decimo Tuscolano :)

      Moz-

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  3. Io non mi arrendo nel difendere SM seppur con tutti i suoi difetti, mi piace, è nuova, con tematiche attuali, se solo l'avessero fatta con meno superficialità sarebbe stata un vero gioellino, ma dalla seconda puntata è migliorato a dismisura!!!! per me ci vorrebbero solo un po di cura e di accorgimenti, come la durata più lunga ad esempio, e un attenzione maggiore ai dettagli, e sicuramente sarebbe la miglior serie di Canale 5 non una serie "popcorn" come Squadra Antimafia, che si apprezzo, ma è realistica al pari di Rambo!!!!!!

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    1. Verissimo, la pensiamo allo stesso modo.
      Secondo me questa prima stagione è quasi una prova, non sapevano manco loro da che parte andare (mettere più o meno riferimenti a Distretto?), dalla seconda stagione correggeranno il tiro su tutto, dalla tecnica (regia, musiche) alla narrazione...

      Moz-

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